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Con gli occhi del dopo

IL FIGLIO DEL PESCATORE SULLE ORME DI ULISSE
 
di Tommaso La Rocca

 

L’autore di questo libro, figlio di padre pescatore e madre contadina, è nato a Sperlonga nella Grotta dell’imperatore Tiberio Cesare, precedente dimora di Polifemo, il ciclope accecato da Ulisse, raccontato da Omero. La sua famiglia, trovatasi sul fronte mare della linea di guerra di Cassino, vi si era rifugiata per ripararsi dai bombardamenti degli amici-nemici Tedeschi e dei nemici-amici Alleati.

Salvato da sua madre da sotto le macerie della casa centrata dai caccia tedeschi, è sopravvissuto agli stenti del tempo grazie al latte di una capra rubata da suo padre ai Tedeschi Avviato al mestiere di fabbro-meccanico, ebbe poi la fortuna e la tenacia di continuare gli studi fino a laurearsi all’Università di Urbino, diventare Professore di Filosofia all’Università di Ferrara e condurre ricerche anche nell’ambito della cultura e della filosofia tedesca e austriaca, pubblicando libri e saggi di filosofia.

Andato in pensione, aveva deciso di non scriverne più di libri. Poi all’improvviso si è ritrovato a comporre questo, che lui precisa di non aver scritto da solo: “L’autore di questo scritto non sono solo io. Lo è anche mia madre, almeno per la prima parte. Componiamo questo libro insieme, lei con la memoria, io con la penna. La maggior parte delle storie iniziali che andrò a scrivere me le ha raccontate lei. Lei poteva solo raccontare. Non sapeva né leggere né scrivere, ma era orgogliosa di aver fatto un figlio che aveva imparato a leggere e scrivere.

Così io, ora, oltre a scrivere i miei ricordi, posso trascrivere anche i suoi, che lei consegnò a suo tempo, come in eredità, alla mia memoria. Senza le testimonianze di mia madre, la parte più importante, quella iniziale, di questo libro non esisterebbe; e senza la mia penna non esisterebbero neppure i suoi racconti, che, coloro ai quali li ho anticipati a voce, li hanno trovati belli e interessanti. Spero anche chi li legge ora che li ho scritti”.


 

31-01-2014

Caro Prof. La Rocca, ho avuto da mio fratello il tuo libro CON GLI OCCHI DEL DOPO che ho letto con molto piacere. L’ho trovato gradevole e, seppure più giovane di età rispetto a te (sono nata nel 55), ho recuperato nella memoria buona parte di ciò che ci raccontava nostro padre, ma anche mamma, riguardo alla vita di quegli anni.
Come giustamente hai scritto tu, i nostri figli hanno bisogno di conoscere quanto fosse dura la vita per i ragazzi di quel tempo e quanto è costato il benessere di cui oggi godono e che molto spesso non apprezzano.
Quando li sento lamentare che hanno freddo in casa perchè teniamo il riscaldamento regolato sul minimo (es. 19°), mi viene in mente i geloni che avevamo alle dita, le gambe livide per il freddo, le lenzuola gelate e l’acqua ghiacciata del rubinetto che al mattino, nel lavarci la faccia, era come ricevere due schiaffoni.
Vivo a Modena dal 74, sono sposata e ho tre figli.
Farò leggere il tuo libro anche ad essi (…)
Grazie ancora e approfitto per inviarti i miei più sentiti auguri di Buona Natale e un Felice anno 2014.

Modena, 25.12.2013 Lucia

31-01-2014

Il singolare protagonista del libro “Con gli occhi del dopo. Il figlio del pescatore. Sulle orme di Ulisse”, edito dalla Susil Edizioni è impersonato proprio dall’autore stesso, figlio di padre pescatore e madre contadina, nato a Sperlonga proprio nella Grotta dell’imperatore Tiberio Cesare, e, secondo il racconto di Omero, precedente dimora di Polifemo, il ciclope accecato da Ulisse. La motivazione di fondo è legata al fatto che la sua famiglia si trovava sul fronte mare della linea di guerra di Cassino e si era rifugiata nell’antro archeologico per ripararsi dai bombardamenti degli “amici-nemici” tedeschi e dei “nemici-amici” alleati. Salvato da sua madre da sotto le macerie della casa centrata dai caccia tedeschi, è sopravvissuto agli stenti del tempo grazie al latte di una capra rubata da suo padre proprio ai tedeschi. Avviato al mestiere di fabbro-meccanico, ebbe poi la fortuna e la tenacia di continuare gli studi fino a laurearsi all’Università di Urbino, diventare professore di filosofia all’Università di Ferrara e condurre ricerche anche nell’ambito della cultura e della filosofia italiana, tedesca e austriaca, pubblicando libri e saggi di filosofia. Una volta andato in pensione, aveva deciso di non scriverne più di libri, poi all’improvviso si è ritrovato a comporre questo, che lui precisa di non aver scritto da solo. “L’autore di questo scritto non sono solo io – ha ribadito l’autore – lo è anche mia madre, almeno per la prima parte. Componiamo questo libro insieme, lei con la memoria, io con la penna. La maggior parte delle storie iniziali che ho scritto me le ha raccontate lei. Lei poteva solo raccontare. Non sapeva né leggere né scrivere, ma era orgogliosa di aver fatto un figlio che aveva imparato a leggere e scrivere. Così io, ora, oltre a scrivere i miei ricordi, posso trascrivere anche i suoi, che lei consegnò a suo tempo, come in eredità, alla mia memoria. Senza le testimonianze di mia madre, la parte più importante, quella iniziale, di questo libro non esisterebbe; e senza la mia penna non esisterebbero neppure i suoi racconti, che, coloro ai quali li ho anticipati a voce, li hanno trovati belli e interessanti”.
Tommaso La Rocca è fortemente legato alla Grotta di Tiberio, dove è nato nel Settembre del 1943 e dove nell’ottobre del 1957 ha preso parte diretta alla sollevazione della gente del suo paese per impedire che i reperti appena venuti alla luce lì dentro fossero trafugati e scomparissero negli scantinati romani. In questo storico libro di memorie, lo scrittore ricorda eventi, episodi, storie dell’epoca della sua infanzia, iniziando proprio con la Grotta. E comunque sottolinea il poeta di origine sperlongana, Leone D’Ambrosio, che per prefazione al volume ha voluto riportare una sua poesia omaggio a Sperlonga, “le pagine più commoventi sono quelle dedicate al padre pescatore, alla madre e al suo maestro Leone La Rocca che aveva creduto in lui e nelle sue capacità quando studiare in quegli anni non era da tutti. Il libro è pieno di aneddoti e di foto dell’epoca e di personaggi noti e meno noti di quella Sperlonga di ieri”. Un testo che decisamente merita la dovuta attenzione per i diversi risvolti che portano il lettore a muoversi tra le antichità romane e i tanti episodi di vero gusto paesano che danno il senso di una vita pienamente vissuta in tutti i suoi aspetti.

Mario TIEGHI,
giornalista di Radiowebit.
Latina

 
 

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